Va così. Passi gli anni a dire che il riscaldamento climatico è una boutade, che tanto gli scienziati dicono tutto e niente, che il meteo non ci prende mai e poi ti capita un luglio come questo, che pare novembre pare, e io mi ostino a mettere i sandali e tengo le dita intirizzite manco fossi sul K2 in infradito.
E non solo piove, ma losna pure di brutto e vorrei tanto essere in uno chalet a mangiare la polenta concia col cucchiaio e le muffole ai piedi e i rivoli di burro che mi colano sul mento e non uscire proprio, non uscire per niente, che almeno il brutto tempo ha il grosso vantaggio di costituire una meravigliosa scusante per evitare la socialità. Perché ogni tanto è bello fare gli orsi, con la pelliccia, i denti affilati e le zanne e dire “No guarda, proprio stasera non c’ho cazzi, preferisco stare qui nella mia tana a contarmi le pulci“, ed è anche un ottimo discrimine per capire quali sono le vostre vere amicizie e quali no: fateci caso che ad amiche e amici veri lo dite sempre con tutta tranquillità e con gli altri invece menate fuori quelle scuse che appartengono alle classiche
5 categorie di scuse per non uscire quando non vuoi dirlo apertamente
- scusa della finta indigenza (“non ho i soldi”)
- scusa del senso di disciplina ingiustificato ( “sono già uscita ieri”)
- scusa del malessere non meglio definito (“non mi sento tanto bene, malditesta, maldipancia, hai presente no?”)
- scusa del super io irrisolto detta altresì scusa del genitore dentro di te (“poi viene tardi, mi stanco e domani in ufficio non sono concentrata”)
- scusa che non è una scusa ma una cazzata totale (“devo stirare”)
Che poi, io sono di quelle buone, che si fanno convincere, anche se mi sento un piede nella fossa e l’altro pure, e penso sempre carpe diem, domani è il primo giorno del resto della mia vita, metti mai che sia un giorno di merda, almeno stasera sono uscita a farmi una birra. Poi il giorno dopo mi sento come Tom Hanks in Castaway, che parlo con gli oggetti inanimati (tazze, bicchieri, falene) e ho i capelli a nido di chiurlo, ma vuoi mettere sfidare continuamente i propri limiti di tolleranza fisica? Ecco perché anche se piove, anche se quando sono tornata a casa sono svenuta sul divano con la faccia schiacciata nel cuscino, e non so se riuscirò a sopravvivere dalla sindrome della gambe senza riposo che mi affligge da due giorni, uscirò impavida, sfidando i monsoni, le temperature autunnali e la mia stanchezza cronica.
ma se c’è comunque patrik swayze va bene anche se piove!!!!
In quel film poi davvero, ha spostato i confini umani della bonitudine qualche chilometro più in là 🙂